La missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA ha completato la propria missione colpendo il piccolo asteroide Dimorphos, per provare a deviarne il percorso .
Questo esperimento è stato voluto per testare tecnologie in gradi di evitare in futuro disastrose collisioni di asteroidi con il nostro pianeta (ne abbiamo parlato qui).
Obiettivo della missione è stato il piccolo asteroide Dimorphos, con una larghezza massima di 160 metri, che orbita intorno a un asteroide più grande, Didymos, con un diametro massimo di 780 metri. La sonda DART del peso di circa 600 chilogrammi ha impattato su Dimorphos alla velocità di oltre 22.000 km/h con lo scopo di rallentare leggermente la velocità orbitale di questa piccola luna, dimostrando così che è possibile modificare la traiettoria di un corpo celeste in rotta di collisione con il nostro pianeta. Infatti, anche una lievissima modifica della velocità o dell’angolo di traiettoria potrebbe essere sufficiente a evitare un impatto che potrebbe portare a drammatiche conseguenze su un pianeta così densamente popolato come il nostro.
Le fotocamere installate sulla sonda DART hanno ripreso l’avvicinamento a Dimorphos fino al momento dell’impatto, come mostrato nel video rilasciato dalla NASA.
Inoltre, a testimoniare degli effetti dell’impatto c’era un “occhio” italiano: il cubesat LICIACube dell’Agenzia Spaziale Italiana che dopo essersi separato dalla sonda madre ha osservato l’impatto da una distanza di sicurezza di circa mille chilometri, per avvicinarsi poi fino a circa 55 chilometri da Dimorphos per osservare ed analizzare la struttura e la composizione dei detriti sollevati dall’impatto; queste informazioni permetteranno di ottenere dati preziosi sulla composizione e le caratteristiche della superficie dell’asteroide.

Animazione di due immagini LEIA che mostra il cambiamento di luminosità di Dimorphos subito prima e subito dopo l’impatto (distanza LICIACube-Dimorphos = 1020 km). Fonte: ASI/NASA
Dimorphos sarà successivamente oggetto di accurate osservazioni con numerosi telescopi basati a terra ed anche con i telescopi spaziali Hubble e James Webb per determinare se effettivamente la sua orbita è stata modificata dall’impatto con la sonda.

Immagine della camera LUKE che mostra Didymos-Dimorphos e il pennacchio di polveri sollevato dall’impatto (distanza LICIACube-Dimorphos = 56,7 km). Fonte: ASI/NASA
Inoltre, è previsto che circa tra quattro anni la missione HERA dell’Agenzia Spaziale Europea torni a fare visita al sistema di Didymos e Dimorphos per studiarne in particolare le condizioni reciproche in cui si troveranno i due corpi celesti ed indagare nuovamente il cratere lasciato dall’impatto.