Nessuno ha mai potuto ammirare la faccia nascosta della Luna fino al 1959, quando la sonda sovietica Lunik 3 per la prima volta entrò in orbita attorno al nostro satellite e poté fotografarne la superficie. Quella prima foto, pur storica, non era certo dettagliata e nitida, ma destò grande meraviglia per la grande differenza con l’emisfero rivolto verso la Terra e fece sorgere parecchie domande circa i motivi e la natura di questa morfologia così diversa, ricchissima di grandi crateri e con pochi e piccoli mari lunari.
Bisognerà aspettare il 24 dicembre 1968 perché occhi umani possano osservare direttamente la faccia nascosta, quando l’equipaggio di Apollo 8 composto da Frank Borman, William Anders e Jim Lowell (sì, quello di Apollo 13) entrò in orbita lunare. E fu proprio Anders a scattare le famose fotografie del nostro pianeta che sembrava sorgere dietro al bordo lunare.
Da allora, oltre agli equipaggi da Apollo 10 ad Apollo 17, numerose sono state le sonde che hanno potuto fotografare l’emisfero lontano, con definizioni sempre più precise e dettagliate, fino ad arrivare alla sonda americana Lunar Reconnaissance Orbiter che produsse un dettagliatissimo mosaico dell’intero globo lunare.
Essendo stata “scoperta” dalla sonda sovietica, molte delle formazioni sulla faccia nascosta portano nomi russi come ad esempio i crateri Tsiolkovskiy, Korolev, Von Karman e Gagarin, pionieri ed artefici della corsa sovietica allo Spazio, o Mendeleev, padre della genetica e il Mare Moscoviense, uno dei pochi mari lunari presenti.
Oggi sul lato nascosto della Luna sono atterrate due sonde cinesi, Chang’e 4 e Chang’e 6 e quest’ultima ha anche prelevato dei campioni di suolo che ha riportato con successo a terra per essere analizzati.