Anche se il nostro Sole ci sembra brillare sempre allo stesso modo, la sua attività varia d’intensità da un minimo ad un massimo con cicli ripetitivi della durata 11,2 anni, e proprio nel corso del 2024 raggiungerà la sua massima intensità. Il modo più semplice per riconoscere l’entità dell’attività solare è l’osservazione della quantità di macchie scure presenti sulla sua superficie.
Queste sono causate da aree con una temperatura più bassa di circa 1300 gradi rispetto alle zone circostanti che sono a 5500 gradi e di conseguenza ci appaiono più scure, e appaiono a coppie in presenza di campi magnetici dove questi emergono e riaffondano dalla superficie.
Maggiore è la presenza di macchie solari e più sono vicine alla fascia equatoriale, maggiore è l’attività del Sole e di conseguenza maggiori sono anche i brillamenti e le espulsioni di massa che producono il vento solare. Questo è costituito da protoni, elettroni e particelle ad alta energia che viaggiano nello spazio con velocità comprese normalmente tra i 300 ed i 500 Km/sec, ma che possono arrivare anche a 1000 Km/sec in caso di espulsioni coronali. Quando il vento solare raggiunge il campo magnetico terrestre (il nostro scudo principale alla radiazione solare) alcune particelle penetrano nella magnetosfera nelle zone di minor spessore (le zone polari) ed interagendo con le molecole di gas presenti nell’atmosfera danno vita alle Aurore Polari. Ciò che avviene più in dettaglio è che le particelle ad alta energia eccitano le molecole di ossigeno ed idrogeno presenti nell’atmosfera le quali, quando ritornano al livello energetico originario, emettono fotoni di diverse lunghezze d’onda e quindi di diverso colore.
I brillamenti hanno vari livelli di energia e quando il vento solare raggiunge la Terra a seconda dell’energia posseduta può generare effetti differenti che vanno dal più affascinante fenomeno delle Aurore Polari alle più pericolose tempeste geomagnetiche, con problemi alle telecomunicazioni satellitari o al controllo degli stessi satelliti fino a causare danni alla salute degli astronauti presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale e ai sistemi di trasmissione e trasporto di energia elettrica sulla Terra. Proprio per salvaguardare la salute umana e l’integrità delle apparecchiature è sempre attivo un sistema di monitoraggio in grado di allertarci quando si verifica un evento potenzialmente pericoloso per darci il tempo di correre ai ripari. Non che si possa fare molto ,ma la mezz’ora o l’ora di tempo di cui disponiamo prima che il vento solare raggiunga il nostro pianeta dopo che il satellite DSCOV ha rilevato il potenziale pericolo consentirà agli astronauti di rifugiarsi nelle aree più schermate della stazione spaziale e ai controllori dei sistemi di mettere in sicurezza i satelliti e gli impianti di trasmissione e di trasporto di energia elettrica sulla Terra.
Accedendo in internet al sito SpaceWeatherLive possiamo ottenere molteplici informazioni, dalla probabilità di assistere al fenomeno delle aurore piuttosto che all’intensità delle radiazioni solari e al tempo che impiegheranno per raggiungere il nostro pianeta, nonché alla quantità e distribuzione delle macchie solari e altro ancora.
Per chi avesse poi in cuore di fare un viaggio a caccia di Aurore (come ha fatto il nostro socio Maurizio qualche tempo fa) questo è il periodo migliore poiché già verso fine anno il nostro Sole inizierà gradualmente a ridurre la sua attività, ma attenzione a programmarlo in un periodo in cui non splenderà la Luna che interferirebbe drasticamente sulla visione.
ATTENZIONE! NON OSSERVATE MAI DIRETTAMENTE IL SOLE SPECIALMENTE CON BINOCOLI, CANNOCCHIALI, TELESCOPI O ALTRI STRUMENTI SENZA ADEGUATE PROTEZIONI PERCHE’ SENZA ACCORGERVI RIMARRESTE CIECHI IN POCHI SECONDI!
L’osservazione del sole si può fare solamente con speciali telescopi solari o utilizzando appositi filtri solari certificati (tipo Baader) che riducono del 99,99% la luce del sole, proiettando poi l’immagine su di uno schermo o utilizzando speciali oculari solari.
Cieli sereni,
Vittorio