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Feb 15

Mai gridare “Al lupo!”

Prendiamo in prestito il titolo italiano del film del 1983 diretto da Carroll Ballard (Never Cry Wolf in originale) per introdurre un argomento attuale come il ritorno del lupo sulle Alpi.

La presenza del predatore è attualmente consolidata e testimoniata da numerose segnalazioni attendibili; per la natura schiva ed elusiva della specie è particolarmente raro osservare esemplari nel loro ambiente naturale, come mostrano le due foto scattate ad una distanza di circa 200 metri, ma non sono mancati casi in cui giovani esemplari in dispersione sono stati notati di passaggio nei centri abitati.

Scomparso dalle Alpi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in seguito all’accanita persecuzione antropica, il lupo ha lentamente riconquistato le aree da cui era stato scacciato grazie alle sparute popolazioni appenniniche sopravvissute all’estinzione, i cui discendenti hanno risalito la penisola raggiungendo quindi le Alpi occidentali e centrali, fino ad incontrare le popolazioni di origine dinarica instauratesi nelle Alpi orientali. Il fenomeno, del tutto naturale e previsto, ha suscitato reazioni contrastanti nelle popolazioni dei territori interessati e tra i frequentatori delle stesse regioni a scopi turistici. Da una parte l’entusiasmo di chi vede un ritorno della natura selvaggia, rappresentata dal predatore per antonomasia, dall’altra le preoccupazioni di chi vede una concreta minaccia per gli animali soprattutto domestici e addirittura per le persone. Il contrasto tra le due opposte visioni è alimentato dalla lunga tradizione che vede il lupo come rappresentante assoluto del male, oltre che dalla nostra scarsa propensione ad affrontare le tematiche legate alla natura con un doveroso approccio scientifico; ecco quindi il diffondersi di tutta una serie di convinzioni infondate, dalle più ingenue alle più strampalate, come il ritenere artificiale la diffusione del lupo ad opera di associazioni animaliste o addirittura di enti statali. Esistono casi in cui alcune specie animali sono state introdotte artificialmente, con effetti devastanti nel caso di specie alloctone (scoiattolo americano, nutria, pesce siluro eccetera) o specie autoctone sono state oggetto di campagne di ripopolamento i cui esiti di sono dimostrati eccessivi; il caso più eclatante riguarda il cinghiale con tutte le problematiche che ne sono derivate. La nuova diffusione del lupo deriva invece da una parte dalla protezione della specie, risalente agli anni ’70, e dall’altra parte dall’aumento delle popolazioni di ungulati selvatici, questa effettivamente ad opera antropica, unita all’abbandono di molti territori montani. Da rivedere anche la presunta pericolosità del lupo nei confronti degli esseri umani, che in realtà non rappresentano per il lupo delle prede ma piuttosto dei nemici naturali da cui fuggire. L’unico aspetto concretamente negativo della presenza del lupo sulle Alpi riguarda l’impatto della specie sull’allevamento del bestiame; gli allevatori sono costretti a rivedere le tradizionali metodiche d’allevamento con difficoltà logistiche non indifferenti e si trovano ad affrontare il problema delle predazioni. Se le prede naturali dei lupi sono gli ungulati selvatici, è facile pensare che il bestiame al pascolo rappresenti una valida alternativa più abbordabile, specialmente nel caso di predatori meno specializzati come esemplari giovani o branchi di recente formazione. La soluzione del problema della necessaria convivenza tra uomo e lupo non passa dall’attuale situazione che vede la divisione in contrapposte fazioni, iniziative discutibili anche se magari in buonafede, “fughe in avanti” di amministratori locali in cerca di consenso, ma da un approccio virtuoso all’argomento basato sulla diffusione di una cultura naturalistica e ambientale scientificamente attendibile e slegata dagli eccessi ideologici; dalla collaborazione tra tutte le realtà attive sui territori, gli allevatori, le associazioni e gli enti competenti, dal monitoraggio della specie allo scopo di studiare le metodiche atte a garantire la convivenza pacifica, da una seria politica rivolta agli allevatori con sostegno economico nel realizzare tutte le necessarie opere di prevenzione e certezza del congruo risarcimento in caso di predazione.

Testo e foto di Antares Legnano APS

[N.d.R.: nel caso non abbiate individuato il lupo nelle immagini sopra, ecco due crop che vi aiuteranno nella ricerca]

Crop ingrandito della prima foto

Crop ingrandito della seconda foto