È risaputo che molti animali si difendono dagli inverni più freddi migrando o andando in letargo. Alcune specie si sono evolute per sopravvivere anche quando le condizioni ambientali diventano difficili sia per le basse temperature che per la scarsità del cibo. Anche sulle nostre montagne è possibile incontrare fauna durante i mesi più freddi, quando la neve ricopre le valli e il ghiaccio trasforma ruscelli e cascate in sculture.
Arrivando prima dell’alba al parco del Gran Paradiso il freddo era pungente, il paesaggio immerso nel silenzio sembrava deserto ma con un po’ di pazienza non è stato difficile osservare anche gli animali più schivi. Le dita erano bloccate dal freddo, ma la macchina fotografica era pronta per inquadrare una bellissima volpe che furtiva cercava cibo.
Percorrendo il sentiero innevato abbiamo visto saltellare tra i rami diverse cince e un rampichino alpestre. Come fanno a non congelare questi esserini di pochi grammi?
Con le zampe che affondano nella neve due camosci brucano i rametti più teneri che trovano.
Mentre il sole illumina le cime più alte, il nostro sguardo cerca lassù i padroni delle vette. Grande emozione quindi quando compare un gipeto che veleggiava sfiorando i crinali alla ricerca di qualche carcassa di animale. Non è molto vicino, ma riusciamo ad ammirare il suo piumaggio e la bellezza del suo volo. In pochi secondi ha attraversato la vallata richiedendo rapidità per seguirlo con il binocolo.
Sotto uno strapiombo, su un fazzoletto d’erba senza neve un grande stambecco maschio sonnecchia al sole mentre a pochi metri uno scoiattolo corre sulla neve e salta su un tronco per raggiungere una bella pigna. Sulla via del ritorno avvistiamo una nocciolaia nascosta tra i rami mentre pranza a spese di un piccolo roditore appena catturato.
Non è facile vedere l’aquila reale, bisogna approfittare delle ore più calde quando le correnti ascensionali le permettono di volteggiare a lungo alla ricerca di prede.
Sono queste alcune delle emozioni che si possono gustare anche se a spese di una faticosa levataccia, ma ne vale la pena.
Testo e foto di Maurizio e Alberto