Lathraea squamaria L., 1753 (“Flora d’Italia”, S. Pignatti, 2017-2019) è una piccola pianta parassita priva di clorofilla, appartenente alla Famiglia delle Orobanchaceae. Il nome generico Lathraea deriva dal greco lathra (= non visibile, nascosto) in quanto la maggior parte della pianta si sviluppa sotto terra. L’epiteto specifico squamaria è stato scelto perché il fusto è ricoperto da foglie e brattee squamiformi. Il binomio è stato proposto da Carl von Linné (1707-1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione “Species Plantarum – 2: 606. 1753”
La Lathraea ha un’altezza che varia da 5 a 30 cm ed è una geofita rizomatosa (G rhiz: pianta perenne le cui gemme sono localizzate in fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei fertili e che durante la stagione avversa non presenta organi aerei). Queste piante sono prive di clorofilla (G par, parassite assolute), incapaci di effettuare fotosintesi, e hanno bisogno di sfruttare altri organismi per sopravvivere: estraggono quindi dalla pianta ospite non soltanto acqua e soluzioni minerali come le semiparassite ma anche sostanze nutritive organiche già elaborate. Le Lathraea rimangono sotto terra per la maggior parte dell’anno ed escono alla luce del sole solamente in primavera, per breve tempo, durante la fioritura. Inoltre tra le cavità delle squame possono entrare in cerca di riparo malcapitati minuscoli insetti presenti nel terreno che vengono poi assorbiti e digeriti dalla pianta per mezzo di strutture protoplasmatiche (sottilissimi fili che avvolgono rapidamente l’animaletto e ne assorbono le sostanze molli). Il parassitismo si sviluppa fin dal seme, dal quale emergono esili radichette che aderiscono perfettamente alle radici ospiti affondando organi austori succhianti, dapprima sotto forma di bottoncini globosi e quindi di ventose a disco appiattito. A questo punto la pianta si sviluppa, ma molto lentamente, e può impiegare oltre 10 anni prima di emettere i fusti fertili che spesso appaiono in formazioni numerose. La fecondazione dei fiori avviene tramite impollinazione entomogama e i semi caduti a terra sono successivamente dispersi soprattutto dalle formiche (mirmecorìa).
Scheda botanica: Lathraea squamaria L. Sp. Pl.: 606 (1753)
Famiglia: Orobanchaceae
Nome comune: latrea comune.
Pianta erbacea perenne, parassita, priva di clorofilla, munita di un grosso rizoma ramoso, ricoperto di squame bianche e carnose da cui nascono numerosi fusti ipogei striscianti. Le radici sono ridotte e fornite di organi detti austori mediante i quali la latrea si fissa sulla pianta ospite e ne succhia le sostanze nutritive. I fusti fertili sono epigei, semplici, di color roseo-chiaro o bianco-giallastro, cilindrici, molli, annerenti con disseccamento. Le foglie sono ridotte a squame di 7-11 mm. I fiori ermafroditi zigomorfi, bianchi o rosati e brevemente pedicellati (3-7 mm), penduli, sono riuniti in un denso racemo terminale e unilaterale, reclinato prima dell’antesi, e accompagnati da ampie brattee squamiformi. Il calice (5 x 12 mm) è campanulato, gamosepalo, ghiandoloso-vellutato, diviso in 4 lobi triangolari lunghi 1/3-1/2 del tubo. La corolla è tubulosa, bilabiata, glabra, di 14-20 mm, con labbro superiore a casco, più o meno intero, e labbro inferiore a 3 lobi, biancastro. Gli stami sono 4, inseriti a 2/3 del tubo con antere appena sporgenti; l’ovario è supero con uno stilo sporgente. Il frutto è una capsula glabra, ovoide, apicolata, monoloculare di 10-14 x 9-10 mm, contenente numerosi semi verrucosi brunastri. La latrea predilige boschi umidi su substrato fresco con pH preferibilmente basico. L’antesi si verifica di norma tra marzo e aprile, in concomitanza con Primula vulgaris Huds., Anemone nemorosa L., Vinca minor L. ed Hepatica nobilis Mill. coi quali condivide gli habitat. Parassita sulle radici di diverse latifoglie arboree e cespugliose, specialmente di Fagaceae (Quercus, Fagus), Corylaceae (Carpinus, Corylus), Ulmaceae (Ulmus) e Betulaceae (Alnus), fino a 1.300 m di quota. Rara.
Le foto dell’articolo sono state scattate il 29 marzo 2023 in Valsassina alla quota di 680 m sul versante orientale del Gruppo delle Grigne. Ringrazio gli amici Luisa (alla quale va il merito della segnalazione), Giuseppe e Maurizio per aver condiviso l’escursione floristica.
testo e foto di Roberto Olgiati