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Giu 28

Lofoten e Vesteralen: isole del Grande Nord

Quando si parla d Norvegia ci vengono facilmente in mente le sue coste frastagliate ricche di fiordi di ogni dimensione. In questo scenario sopra il Circolo Polare Artico si protende nell’Atlantico un arcipelago costituto da due gruppi di isole: le Lofoten e le Vesteralen. Montagne, insenature e spiagge caratterizzano queste terre meta turistica in tutte le stagioni per la loro bellezza e per diversi aspetti naturalistici. Le isole sono collegate tra loro da ponti o tunnel sottomarini che ci hanno permesso di visitarle con comodità.

Le cittadine più grandi che abbiamo incontrato sono Leknes e la più antica Svolvaer dove il traffico è così modesto che agli incroci stradali non ci sono segnali di stop. Sortland è invece la più rilevante cittadina commerciale delle Vesteralen.

Il villaggio di pescatori di Svolvaer, con gli stoccafissi stesi ad essiccare. Foto: M. Franchini

Sulle coste si incontrano diversi villaggi di pescatori dove risaltano le loro casette rosse (Rorbu) affittate anche ai turisti. Il rosso era il colore più economico utilizzato in passato perché prodotto con il sangue dei pesci. La pesca del merluzzo è sempre stata l’attività più rilevante di queste isole, ci ha stupiti vedere in prossimità delle abitazioni numerosi telai dove vengono fatti essiccare migliaia di stoccafissi esportati in Italia fin dal 1400!

Tra i paesini visitati, Reine è certamente tra i più belli, incastonato tra la baia e le montagne che si specchiano nel mare. Nusfjord, poche case e un porticciolo, ci ha accolti con un bel acquazzone che però non ci ha fatto perdere l’appetito.

Il villaggio di Reine, incastonato tra la baia e le montagne che si specchiano nel mare. Foto: M. Franchini

Nel museo Vichingo di Borg abbiamo fatto un salto nel passato guardando la ricostruzione delle abitazioni di questi antichi colonizzatori che non temevano le fredde acque artiche.

Una stazione di pesca ed essicazione del merluzzo ad Hamnoy, ai piedi di un maestoso picco. Foto: M. Franchini

Essere qui in maggio offre il vantaggio di non subire il traffico estivo, ma lo svantaggio di trovare un clima piuttosto variabile. Abbiamo trovato spesso il cielo grigio, pioggia e anche una breve nevicata, un paesaggio ideale per foto in bianco e nero! Fortunatamente siamo riusciti a godere anche di qualche giornata soleggiata che ha ravvivato magicamente tutti i colori. A queste latitudini si possono incontrare spiagge chiare e mare verde che ricordano ambienti mediterranei, solo per i colori naturalmente. Siamo stati affascinati dalla bellezza dei paesaggi percorrendo le coste dei fiordi circondati da montagne ancora coperte di neve nonostante la Corrente del Golfo impedisca temperature molto basse. Il disgelo è iniziato! I nevai alimentano ruscelli e cascate e il ghiaccio che ricopre i laghi si frantuma in mille pezzi. Ogni angolo merita una sosta, una fotografia. Durante la primavera si assiste anche alla migrazione di numerose specie di uccelli che provenienti dalle zone più calde si spostano verso Nord. Stormi di oche volavano sopra di noi attraversando fiordi e gelide montagne. Lungo la costa è facile incontrare anche l’aquila di mare che veleggia a caccia di prede.

Una maestosa aquila di mare. Foto: M. Franchini

Proseguendo verso la più settentrionale isola di Andoya le montagne si diradano e il paesaggio diventa più aperto. Qui abbiamo potuto uscire in barca e incontrare una colonia di puffin, gazze di mare e urie. Abbiamo raggiunto Andenes, il paese più a Nord, un importante centro turistico per l’osservazione dei cetacei e delle aurore boreali che naturalmente non sono osservabili nei mesi a ridosso dell’estate a causa della luce solare, è infatti il periodo in cui si può osservare un altro suggestivo fenomeno naturale: il sole di mezzanotte.

L’ultimo giorno il bel tempo ci ha permesso di partecipare a una escursione di whale watching conclusa piacevolmente con l’avvistamento di diversi globicefali e di due grandi capodogli. Alcuni sbuffi per prendere aria e poi giù in immersione con la coda sgocciolante che quasi ci saluta.

La coda di un capodoglio che si immerge. Foto: M. Franchini

Maurizio