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Nov 29

FUNGHI IN GIARDINO

Le aree verdi urbane ospitano una sorprendente varietà di specie fungine che, quando si verificano le condizioni climatiche ottimali, sono in grado di fruttificare in abbondanza. Non fanno eccezione i giardini privati, e tutte quelle aree non eccessivamente frequentate dove i funghi possono crescere indisturbati. La cura del verde, per esempio con irrigazione regolare, favorisce la sopravvivenza dei miceli meglio di quanto possa accadere nelle aree incolte, dove comunque non mancano funghi delle specie più disparate.

La domanda che ci si pone con maggior frequenza (spesso, purtroppo, anche l’unica), riguarda la possibilità di consumare questi esemplari. La risposta è sempre negativa: non mancano esempi di specie tossiche rinvenute a pochi metri dalle nostre abitazioni, ma anche nel caso di specie notoriamente commestibili occorre rinunciare alla raccolta. È bene ricordare la saggia precauzione, riportata in qualunque testo divulgativo che si rispetti, di evitare il consumo di funghi raccolti in aree urbane, esposte a diverse fonti di inquinamento. La scienza conferma ad esempio che i funghi sono in grado di assorbire ed accumulare metalli pesanti; possono essere presenti inoltre residui di pesticidi, fertilizzanti, sostanze utilizzate nei processi industriali, e l’elenco potrebbe continuare.

Venuta meno quindi qualsiasi velleità gastronomica, vale la pena invece approfittare della presenza di funghi in ambienti a noi familiari per osservare alcuni aspetti come le fasi della crescita dei carpofori e la relativa durata, la permanenza in ambiente dopo il completo sviluppo; dati che possono differire notevolmente da una specie all’altra. Questi elementi, difficili da osservare negli ambienti naturali se non tramite una frequentazione molto assidua, possono fornire utili informazioni per le nostre future ricerche. Interessante inoltre osservare le interazioni tra i vegetali e i funghi, ad esempio il diverso aspetto dell’erba in corrispondenza di un micelio fungino, individuato tramite la presenza di carpofori, spesso riuniti in gruppi numerosi con la tipica forma circolare nota come “cerchio delle streghe”.

La presenza di funghi nei giardini, nella maggior parte dei casi, va considerata positivamente in quanto indice di buone condizioni ecologiche. Solo nel caso di specie notoriamente parassite come alcune Polyporaceae è lecita qualche preoccupazione per la salute di alberi e siepi. Anche Armillaria mellea, specie nota con il nome comune di “chiodino”, si comporta da parassita; va detto che in genere attacca piante già debilitate da fitopatologie di più grave natura, fruttificando quando l’ospite si mostra già visibilmente compromesso.

In tutti gli altri casi i funghi reperibili negli ambienti qui descritti appartengono alle categorie dei saprofiti o dei micorrizici. I primi (detti anche saprotrofi), nutrendosi di sostanze organiche in decomposizione contribuiscono concretamente all’umificazione del terreno, con tutti i vantaggi che ne conseguono per le specie vegetali presenti.

Le specie micorriziche vivono in uno stretto rapporto di collaborazione con gli alberi (ma anche con piante arbustive ed erbacee), non essendo in grado di nutrirsi autonomamente; le piante ospiti traggono a loro volta vantaggio dalla micorriza in termini di maggiore disponibilità d’acqua e sostanze nutritizie oltre che di una certa protezione delle radici dall’attacco di parassiti. Spesso la presenza di funghi micorrizici nei giardini si spiega col fatto che le piante, provenienti ad esempio da vivai, sono già micorrizate al momento della messa a dimora. La fruttificazione dei funghi, che può verificarsi anche dopo anni, testimonia il consolidamento del processo micorrizico ed è indice della buona salute delle piante stesse e dell’ambiente in cui crescono.

 

Leucoagaricus leucothites (Vittad.) Wasser

Si tratta di una delle specie reperibili con maggiore frequenza nelle aree urbane. Alterna annate in cui fruttifica abbondantemente ad altre in cui è praticamente assente. Noto precedentemente col sinonimo di Lepiota naucina (Fr.) P. Kumm. veniva considerato commestibile; si riportano invece casi in cui ha causato intossicazioni a carattere gastroenterico.

 

Agaricus bresadolanus Bohus

Si nota spesso nelle aiuole e nei giardini; specie tossica, caratterizzata dall’odore vagamente fenolico e dal piede del gambo munito di un’appendice rizomorfa che penetra profondamente nel terreno. La recente sistematica ha di fatto eliminato la distinzione con Agaricus romagnesii Wasser, riducendo quest’ultimo taxon al ruolo di sinonimo.

 

 

Ganoderma resinaceum Boud.

Specie lignicola parassita/saprofita, qui raffigurata sul terreno in corrispondenza della ceppaia di un esemplare di Cedrus sp. abbattuto l’anno precedente, in un giardino privato. Si noti come il carpoforo, durante la crescita, abbia inglobato le foglie e gli steli delle piante con cui è venuto a contatto.

 

Geopora sumneriana (Cooke) M. Torre

Ascomicete primaverile la cui crescita è sempre associata ad esemplari di Cedrus spp. con cui stabilisce legami micorrizzici. Questi ascocarpi sono stati ritratti nel giardino di un’azienda dell’alto milanese.

 

Meripilus giganteus (Pers.) P. Karst.

Specie lignicola tipicamente crescente su legno morto di Fagus. Questi esemplari, ancora giovani nonostante le dimensioni, sono stati fotografati all’interno del giardino della sede della Famiglia Legnanese, dove da qualche anno fruttifica regolarmente proprio nel periodo in cui si tiene la mostra micologica.

 

Hebeloma crustuliniforme (Bull.) Quél.

Questo folto gruppo di esemplari disposti a semicerchio è stato fotografato nel giardino di una chiesa alla periferia di Legnano.

 

Amanita muscaria (L.) Lam.

Questi magnifici basidiomi crescevano ai piedi di un esemplare di Abies alba messo a dimora anni prima nello stesso ambiente della foto precedente.

 

Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link

Il gruppo ritratto in queste due immagini cresceva sotto un esemplare di Ostrya carpinifolia, a breve distanza dal luogo dove sono state ritratte le due specie precedenti. Si noti la colorazione atipica della cuticola, dovuta con ogni probabilità al particolare habitat. Amanita phalloides, specie mortale per antonomasia, è in grado di intraprendere legami micorrizzici con diverse specie di latifoglie, e a volte anche con aghifoglie, autoctone ed alloctone, nei boschi di media montagna come nelle aree verdi cittadine.

 

 

Immagini e testo di Roberto Paniz