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Mag 20

Un fiore dalle forme bizzarre: la protea

Protea cynaroides

A vederla sembra una pianta succulenta, in realtà è un vero e proprio fiore dalle forme curiose e stravaganti. La protea è una pianta dalla straordinaria bellezza ed eleganza con il suo aspetto che varia a seconda della specie, somigliando talvolta un carciofo talvolta una pigna.

Simbolo del Sud Africa ha avuto il suo momento di gloria nel bouquet nuziale della principessa Charlene, sposa del sovrano di Monaco.

Pianta arbustiva sempreverde, appartenente alla famiglia delle Proteaceae è originaria dell’Africa e delle zone tropicali ed è caratterizzata da fusti lunghi ed eretti, poco ramificati che presentano foglie allungate di colore verde scuro.  La fioritura avviene in estate con la comparsa di infiorescenze riunite al centro, “abbracciate” da lunghe brattee colorate di bianco, rosa, arancio o rosso. I fiori possono assumere le forme più disparate ricordando ora i carciofi ora i cardi e, non soltanto durano a lungo, ma invecchiano bene, cambiando aspetto nel tempo, secondo un preciso copione.

Serruria florida

Nella Serruria florida, per esempio, i colori sfumano dal bianco al rosato mentre i pennacchi gialli del Leucospermum mundii maturando diventano rossi.

Anche le forme evolvono e, spesso una settimana dopo, si stenta a riconoscere la stessa pianta. I fiori del Leucospermum cordifolium sembrerebbero già formati prima di sbocciare e, gli stili, ripiegati su se stessi, danno all’infiorescenza l’aspetto di un “puntaspilli”. Poi, però, partendo dall’esterno, si aprono lentamente, mostrando dei vistosi stigmi gialli, e il fiore aumenta di volume mentre i perianzi si arrotolano, alla base come fossero riccioli preziosi.

Leucospermum cordifolium

 

 

La Protea cynaroides da chiusa sembra un carciofo, poi si apre quasi all’improvviso e mostrano delle brattee infuocate, simili a petali. I veri fiori sono ancora tutti chiusi, incollati uno sull’altro, al centro: si staccheranno solo nei giorni seguenti, in tante corolle.

Non a caso nel 1735 Linneo aveva dedicato questa famiglia al dio greco dei trasformisti, Proteo, divinità marina, capace di cambiar forma a suo piacere!

Le protee arrivarono in Europa nel 1774, quando alcuni semi vennero portati in Inghilterra dall’Africa australe e coltivati in serre londinesi. Pare che per ben 150 anni i maggiori biologi e scienziati dei Reali Giardini Botanici britannici si fossero dedicati senza esito alla coltivazione di questo fiore spettacolare ma fu solo nei primi del ‘900 che riuscirono a riprodurre in serra questo gioiello dai petali rossi e la corolla tra il verde e il violetto.

Da qualche anno sul Lago Maggiore, all’interno del meraviglioso giardino botanico dell’ Isola Madre, la più vasta e invidiata delle isole Borromee, è stata creata una zona riservata verso sud, protetta dai venti da una cortina di piante sempreverdi come le sughere per creare un habitat ottimale per questo tipo di vegetale: la “Terrazza delle Protee”, la prima collezione a cielo aperto in Italia di questa specie floreale, sarà la meta di una visita guidata in programma prossimamente con Antares, preceduta l’11 giugno da una interessante serata introduttiva. Restate sintonizzati per saperne di più!

Andrea Oldrini