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Dic 20

La notte più lunga

Il Sole nel giorno del Solstizio Invernale. Foto: Danilo Pivato

Questo è, il solstizio d’inverno: il giorno in cui il Sole rimane più a lungo sotto l’orizzonte. Così a lungo che, al Circolo Polare oltre i 66° di latitudine Nord, non sorge mai.

Quest’anno il solstizio d’inverno sarà domani, 21 dicembre, alle 17:28 italiane e sarà il giorno (meglio: il dì) più corto: solo 9 ore e 13 minuti di luce. Il 13 dicembre, santa Lucia, la durata del giorno è stata di 9 ore e 15 minuti.

Analemma solare. Rappresentazione del moto apparente del sole durante l’anno. Foto: Anthony Ayiomamitis

 Già gli antichi si accorsero che il sole compiva un percorso nel cielo che lo portava a raggiungere diverse altezze sull’orizzonte nel corso dell’anno. E precisamente veniva a trovarsi nel punto più alto al solstizio d’estate e nel punto più basso al solstizio d’inverno.

La parola solstizio viene dal latino “Sol”, Sole, e “sistere” cioè “restare fermi”: fermata, arresto del Sole. Questo perché man mano che il solstizio estivo si avvicina, il sole di mezzogiorno sale sempre più alto nel cielo; il giorno del solstizio, sale in modo impercettibile rispetto ai giorni precedenti. Inoltre, per alcuni giorni attorno al solstizio il sole sembra sorgere e tramontare nello stesso punto dell’orizzonte: in questo senso “sta fermo”. Il fenomeno è dovuto alla inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto l’eclittica e in astronomia il solstizio è definito infatti come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Però, per effetto dell’equazione del tempo, dovuta all’obliquità dell’eclittica ed alla differente velocità orbitale della Terra intorno al Sole durante l’anno, le levate e i tramonti più anticipati e più ritardati non coincidono mai con i giorni dei solstizi.

L’importanza dell’attimo peculiare dei solstizi (e, parallelamente, degli equinozi) è sottolineata dai grandi templi e monumenti megalitici preistorici, come Nabta in Egitto, Stonehenge in Gran Bretagna, Newgrange in Irlanda o Como in Italia, dei veri e propri osservatori astronomici per la determinazione della posizione degli astri, ad uso religioso e civile. Il Sole e il suo simbolo, il fuoco, sono al centro di tutte le religioni delle antiche civiltà e rappresentano le divinità positive, contrapposte a quelle tenebrose e malvagie. Non c’è da stupirsi, quindi, se in ogni tempo e luogo il giorno del Solstizio viene celebrato, praticamente da tutte le culture e civiltà, con numerose cerimonie (feste, falò, rituali magici e religiosi), alcune antichissime come Alban Arthuan (Celti), la Festa di Epona (Galli), i Saturnalia romani e, sempre a Roma, il Dies Natalis Solis Invicti, per arrivare fino all’epoca cristiana con la celebrazione della nascita di Gesù  (25 dicembre).

Il tempio megalitico di Stonehenge. Fonte: Wikipedia

Ma come si determinava l’istante del solstizio all’epoca in cui i calendari non esistevano, o erano estremamente imprecisi, e non erano disponibili software e computer per i calcoli astronomici? Immaginiamo di tornare indietro nel tempo e una notte in cui non riusciamo a dormire, usciamo ed osserviamo il sorgere del sole: noteremo il punto di levata, il transito nel punto più alto nel cielo e infine il punto di tramonto. Dopo qualche mese una nuova insonnia ci fa ripetere l’esperienza: ci aspettiamo di vedere il sole che sorge nello stesso punto della volta scorsa, ma invece la levata avviene in tutt’altro luogo. E lo stesso vale per il tramonto. Che cosa è successo? Esattamente quello che abbiamo descritto più sopra: a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, il Sole sembra spostarsi lungo l’orizzonte. Al solstizio estivo, sorge nettamente spostato verso Nord, ai due equinozi sorge esattamente ad Est ed al solstizio invernale il punto di levata è nettamente a Sud.

Punti di levata del Sole ai solstizi ed agli equinozi. Foto: A. Ayiomamitis

Questi tre punti costituiscono il cardine ed il punto di partenza per la costruzione di un osservatorio solare che potrà essere quindi utilizzato per definire calendari, individuare i momenti propizi per semine e raccolti nonché per l’orientamento, secondo direzioni astronomiche significative, di templi, tombe ed altre strutture religiose.

Si possono così facilmente spiegare fatti che spesso ci lasciano stupiti: il calendario di 365 giorni degli antichi Egizi; il calcolo delle eclissi di sole e luna eseguito dai druidi a Stonehenge; la pianificazione delle cerimonie religiose che dovevano essere celebrate in corrispondenza di particolari date stabilite lungo l’anno, la pianificazione dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame effettuate dagli Orobi Comenses presso il grande cerchio di pietra di Como.

Astronomi e sacerdoti, quindi, all’alba della civiltà, si identificano. Altari e osservatori astronomici si confondono.

Illuminazione solare in occasione del solstizio d’estate boreale. Fonte: Wikipedia

Ecco infine alcune curiosità sul solstizio:

  • Come abbiamo visto, il solstizio di Giugno è il giorno in cui l’emisfero boreale riceve la maggiore illuminazione solare dell’anno. Allora, perché viene indicato come inizio dell’estate e non il suo culmine? Ed allo stesso modo, perché il solstizio di Dicembre, giorno della più breve illuminazione, è l’inizio dell’inverno e non il giorno di metà-inverno? La colpa è degli oceani, che si riscaldano e si raffreddano molto lentamente. A metà giugno gli oceani risentono ancora del freddo dell’inverno e questo fa ritardare il riscaldamento dell’atmosfera di circa un mese e mezzo. Ecco perché le temperature più elevate si registrano a fine luglio-inizio agosto. La stessa cosa accade in dicembre: le masse oceaniche mantengono ancora parte del calore accumulato durante l’estate ed i giorni più freddi cadono nuovamente un mese e mezzo più tardi, in gennaio-febbraio.
  • Dall’esame di una tabella dei tempi dei solstizi si può verificare che il fenomeno ritarda di circa sei ore ogni anno (5 ore, 48 minuti e 46 secondi per la precisione), salvo subire un nuovo riposizionamento all’indietro ogni quattro anni, in conseguenza degli anni bisestili, introdotti proprio per evitare un progressivo disallineamento delle stagioni con il calendario. A causa di queste variazioni può capitare che il solstizio astronomico cada il 20 o il 21 giugno per l’estate nell’emisfero nord o il 21 o 22 dicembre per l’inverno nell’emisfero nord.