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Gen 12

L’osservazione del cielo in inverno

I mesi invernali con le loro notti gelide scoraggiano la maggior parte delle persone a trascorrere qualche ora all’aperto per ammirare le stelle, ma spesso la passione ci spinge ad affrontare condizioni poco confortevoli. È quello che accade a molti astrofili che, sfruttando l’anticipo del buio astronomico, possono iniziare l’osservare del cielo già nelle prime ore della sera, per finire prima della mezzanotte senza così togliere troppe ore al sonno.

Il cielo nei mesi di gennaio e febbraio ci offre spunti per l’osservazione delle costellazioni invernali più conosciute come quelle di Orione, dei Gemelli, del Toro, di nebulose e di ammassi stellari come le Pleiadi.

Purtroppo l’inquinamento luminoso, che in Lombardia è tra i più alti al mondo, ci preclude la possibilità di ammirare buona parte delle stelle, e chi come me ha qualche capello bianco, rimpiange i tempi in cui anche da Legnano si poteva vedere la Via Lattea attraversare il cielo e da bambini si faceva a gara nel riconoscere le stelle indicandole coi loro nomi. Oggigiorno sono veramente in pochi a saperlo fare e viene quindi a mancare quella cultura diffusa che da secoli ha accompagnato l’evolversi della civiltà umana.

La costellazione di Orione. Foto: F. Rama

Per ammirare le stelle è necessario ormai andare in luoghi lontani dalle città, dove l’inquinamento luminoso è meno intenso, nella speranza che l’utilizzo più consapevole dell’illuminazione ci restituisca almeno in parte l’oscurità delle notti.

Ma torniamo al nostro cielo invernale e facciamo una breve panoramica di cosa offre all’osservazione astronomica, integrandola con qualche fotografia giusto per stuzzicare maggiormente l’interesse.

Partiremo dalla costellazione di Orione, già visibile guardando ad Est nelle prime ore della sera, facilmente riconoscibile per via delle tre stelle allineate che ne costituiscono la cintura sotto le quali brilla Rigel, una gigante blu che rappresenta il piede del mitico cacciatore, mentre in alto dalla parte opposta c’è Betelgeuse, la gigante rossa che rappresenta la spalla. Sotto la cintura visibile ad occhio nudo, ma ancor meglio con un binocolo o un piccolo telescopio, potremo osservare la spettacolare Nebulosa di Orione M42, mentre servirà la fotografia per immortalare le nebulose Fiamma e Testa di Cavallo.

La Grande Nebulosa di Orione. Foto: A. Besani e M. Moggi

Le Nebulose Fiamma e Testa di Cavallo, nella costellazione di Orione. Foto: V. Marinoni

La costellazione del Cane Maggiore con la stella Sirio. Foto: F. Rama

Seguendo l’allineamento delle tre stelle della cintura e spostandoci in basso verso Est ecco risplendere Sirio, la stella più luminosa del cielo, nella costellazione del Cane Maggiore, mentre osservando più in alto sempre verso Est riusciremo ad individuare Procione, la stella più brillante della costellazione del Cane Minore, che insieme a Sirio e Betelgeuse costituiscono i vertici dell’asterismo noto col nome di Triangolo Invernale.

Per individuare la costellazione dei Gemelli dovremo immaginare una linea retta che partendo da Rigel e passando da Betelgeuse prosegua nella stessa direzione verso Est fino ad incontrare le luminose Castore e Polluce che rappresentano le teste dei mitici figli di Leda.

Rivolgendo lo sguardo più in alto potremo scorgere in vicinanza di Marte, l’inconfondibile pianeta rosso, la costellazione del Toro in cui brilla la gigante arancione Aldebaran che rappresenta l’occhio di questa costellazione. Al di sopra di Aldebaran risplende uno degli ammassi stellari più belli, formati da giovani stelle: si tratta delle Pleiadi, le sette sorelle figlie di Atlante e Pleione nella mitologia Greca, che se osservate al binocolo ci affascinano col loro colore bianco-azzurro avvolte in un alone meglio evidenziabile in fotografia.

L’ammasso aperto delle Pleiadi, M45. Foto: V. Marinoni

Per finire sempre nella costellazione del Toro vicino alla stella Tianguan, che rappresenta la punta del suo corno sinistro, è situata la nebulosa del Granchio M1 originata dall’esplosione di una supernova nel 1054 che costituisce un tipico soggetto per la fotografia col telescopio.

Il resto di supernova noto come Nebulosa del Granchio, M1, nella costellazione del Toro. Foto: V. Marinoni

Quest’anno il cielo ci offrirà un inatteso spettacolo: la cometa C/2022 E3 (ZTF) che sarà visibile con l’aiuto di un binocolo o di un piccolo telescopio in prossimità dell’Orsa Minore (vicino alla stella Polare) nelle notti tra il 26 e il 30 di gennaio.

La cometa C/2022 E3 ZTF fotografata lo scorso dicembre. Fonte: APOD/Dan Bartlett

Vittorio Marinoni