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Mar 03

Un’orchidea per tutti: la Phalenopsis

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Se amiamo i fiori ma, al tempo stesso, ci rammarichiamo perché siamo convinti di non avere il pollice verde, ecco qualcosa che fa al nostro caso: la Phalenopsis.
Questa bellissima pianta appartiene alle orchideaceae, anzi, quando si pensa alle orchidee, in genere, è la prima che viene in mente all’interno di una famiglia che conta diverse decine di migliaia di specie, oltre agli innumerevoli e variopinti ibridi creati dai coltivatori professionisti.
Conosciute fino a qualche decennio fa solo dagli appassionati orchidofili e dai fiorai (seppure per lo più come fiore reciso), oggi le Phalenopsis hanno una grandissima popolarità, tanto da essere tra le piante più vendute al mondo e da non mancare mai nelle vetrine, nei garden center e perfino nei supermercati. Molteplici e meritate sono le ragioni di questo successo.

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Innanzi tutto, primeggiano per la raffinatezza e l’eleganza dei fiori, che sono simili a tante piccole farfalle leggiadre. Il nome stesso, infatti, deriva dal greco falaina, ossia falena, e opsis ovvero aspetto, proprio per questa forte somiglianza ad una farfalla. In secondo luogo, la grande varietà di colori contribuisce indubbiamente ad aggiungere fascino e charme. Si va dal bianco candido, al giallo ed al rosa più o meno acceso, passando per tantissime sfumature ed altrettante screziature, una più bella dell’altra. La durata della fioritura, poi, è davvero considerevole, visto che può protrarsi per almeno due o tre mesi. Potremmo così andare avanti ad elogiare i pregi e le virtù di questa orchidea ma, da ultimo, – cosa non da poco – va detto che si tratta di una specie particolarmente robusta, che si adatta egregiamente a vivere in qualunque casa. Inoltre, per la nostra gioia, è generalmente rifiorente, regalandoci l’emozione dello schiudersi dei propri boccioli più volte in uno stesso anno.

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Forse non tutti sanno che le Phalenopsis originano dall’Estremo Oriente e giunsero a noi grazie alla scoperta, nel 1825, di un botanico olandese – Carl Ludwig Blume, trasferitosi in Indonesia, dove lavorò anche come direttore dell’Orto Botanico di Buitzgor, ora Bogor.

Si narra che, durante una spedizione nel Borneo, Blume, mentre stava risalendo il fiume, fu sorpreso dal calar della sera. Iniziava a farsi buio e, siccome sarebbe stato troppo rischioso (per) proseguire, decise di accamparsi per passare la notte e riprendere le ricerche il giorno successivo. Appena finito di piantare la tenda, però, la sua attenzione fu attirata da tante farfalle bianche che volteggiavano in modo sincrono. Per quanto fosse azzardato muoversi con pochissima luce, Blume non seppe resistere e, incurante del pericolo, attraversò il corso d’acqua per vedere da vicino ciò che, alla resa dei conti, si rivelarono, invece, essere i fiori di una pianta allora sconosciuta (oggi nota come Phalenopsis amabilis), mossi da un leggero venticello.

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Tornando a noi, ecco qualche piccolo consiglio per godere appieno delle grazie di questa pianta, per tenerla al meglio e, soprattutto, per farla rifiorire, perché la gratificazione di essere così ripagati per le nostre amorevoli cure è davvero tanta.

Per prima cosa, è importante una posizione adeguata, che deve essere molto luminosa, vicino ad una finestra, ma mai al sole diretto. Le Phalenopsis sono orchidee che, in natura, vivono abbarbicate sui rami bassi degli alberi e, quindi, la luce che ricevono viene in parte schermata dalle loro fronde. Un buon indicatore di una corretta esposizione è il colore delle foglie, che dovrebbero essere di un bel verde brillante, insieme ad una consistenza robusta ed una forma ovoidale regolare, senza restringimenti anomali.

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Un dilemma non da poco, che prima o poi attanaglia tutti, è l’annaffiatura. Ogni quanto bagnare? Facciamolo solo quando siamo sicuri che la pianta sia ben asciutta. Il vaso trasparente in cui sono solitamente vendute ci aiuta tantissimo in questo senso, permettendoci di vedere comodamente il grado di idratazione delle radici. Queste saranno verdi se ben bagnate e tenderanno via via al grigiastro man mano che asciugano (è il momento in cui bagnare).

Facciamo molta attenzione a non far ristagnare l’acqua al centro della pianta, in corrispondenza delle nuove crescite, poiché favorirebbe l’insorgere di marciumi. Questo è l’unico “tallone d’Achille” da tenere in considerazione. In natura, le Phalenopsis vivono inclinate in modo che l’acqua piovana defluisca dalle foglie. In coltivazione, per una questione di praticità, invece, queste orchidee vengono collocate come se la crescita procedesse verso l’alto, cosa che, però, impedisce lo scolo dell’acqua in eccesso, non dimentichiamocene! Questa posizione, comoda per noi, ma poco naturale per la nostra pianta, spiega anche il motivo per cui, con il passare del tempo, si nota la tendenza ad inclinarsi lateralmente, niente panico: è semplicemente il suo portamento naturale.

Phalenopsis spp. Collezione Oldrini

Cosa fare, poi, quando la fioritura è finita? Il dubbio amletico è se tagliare o meno lo stelo e, soprattutto, dove. Al riguardo non c’è una regola fissa, visto che se non si fa nulla (teniamo conto che nelle foreste non c’è nessuno che compie tale operazione) questo si allungherà sviluppando nuovi boccioli alla sua sommità. In genere, si preferisce tagliare di poco sopra un nodo, a circa una spanna dalla base, perché così si stimola l’attivazione delle gemme floreali dormienti. Non preoccupiamoci se la pianta dovesse abbandonare lo stelo sfiorito facendolo seccare, perché, se coltivata correttamente, nel giro di qualche mese, ne svilupperà uno nuovo dall’ascella delle foglie.

Infine, non dimentichiamoci mai di fertilizzare con regolarità ogni tre o quattro settimane. Può sembrare inutile e, soprattutto, una grandissima scocciatura, ma, invece, è un’operazione assai importante per avere piante sane e robuste, nonché fioriture generose e durature.

Un ultimo consiglio, non tanto per voi ma per chi vi sta attorno. Le orchidee sono estremamente contagiose e, potremmo dire, peggio delle ciliegie: una tira l’altra. Una volta che si riesce a farle rifiorire scatta una passione travolgente che vi riempirà la casa di piante! Attenzione!

Andrea Oldrini – Sez. Botanica