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Mar 10

Vaghe stelle dell’Orsa…

Cantato da poeti di tutte le epoche, da Dante a Leopardi, l’asterismo composto dalle 7 stelle dell’Orsa Maggiore è noto certamente a tutti, astrofili e non, con il nome di Grande Carro, ma pochi conoscono le bellezze celate vicino a tali stelle.

L’asterismo del Grande Carro. Cartes du Ciel.

Già i Sumeri chiamavano queste stelle “il Carro”, per i contadini euroasiatici erano “l’aratro celeste tirato dai buoi”, mentre i Romani le vedevano come sette buoi nel cielo, in latino “Septem Triones”, da cui deriva la parola “settentrione” che designa il Nord.

La costellazione ispirò ai Greci almeno due miti: nel primo le due Orse, Maggiore e Minore, ricorderebbero le due ninfe, Adrasteia e Ida, che allevarono Zeus a Creta, nella grotta sul Monte Ida dove era stato nascosto per sottrarlo al padre, Crono, che se lo sarebbe ingoiato. Per riconoscenza Zeus le pose nel cielo dando ad Adrasteia le sembianze dell’Orsa Maggiore ed a Ida quelle dell’Orsa Minore. Nel mito più popolare, l’Orsa Maggiore viene identificata con Callisto, figlia di Licaone re di Arcadia, una delle vergini cacciatrici che seguivano la dea Artemide. Zeus un giorno la vide, se ne incapricciò e si unì a lei. Callisto cercò di tenere nascosta la sua gravidanza, ma una volta scoperta fu dapprima scacciata da Artemide e poi divenne l’oggetto della vendetta di Era, tradita ancora una volta dal marito. Quando Callisto partorì il figlio Arcade, Era l’affrontò e la trasformò in un’orsa, lasciandola vagare desolata per i boschi finché un giorno il figlio, ormai quindicenne e inconsapevole di quanto le era accaduto, la sorprese durante una caccia e spaventato da quegli occhi che lo fissavano immobili si preparò a trapassarle il petto con una freccia. Ma Zeus intervenne ad impedire il delitto e sollevatili in aria li pose nel cielo dove Callisto e il figlio divennero stelle vicine: la madre fu tramutata nell’Orsa Maggiore, Arcade nella costellazione di Boote e precisamente nella stella che conosciamo col nome di Arturo. Ma non finisce qui: quando Era vide la rivale brillare nel cielo, si recò adirata da Oceano e Teti lamentandosi per l’ulteriore affronto subito da Zeus e chiese loro di fare in modo che Callisto non potesse mai immergersi nelle acque del mare. Così si spiega perché l’Orsa Maggiore, alle nostre latitudini, non tramonta mai, condannata a girare perennemente nel cielo senza poter godere di un riposo nelle acque dell’Oceano.

Arcade si prepara a trafiggere sua madre Callisto che è stata trasformata in un orso da Artemide. Sullo sfondo, Arcade viene sollevato in cielo da Zeus e trasformato in una costellazione. Rijksmuseum, Amsterdam. Fonte: Wikimedia Commons

Le stelle più popolari dell’Orsa Maggiore sono Dubhe, di mag. 1,8, abbreviazione del nome arabo che indica “il dorso della grande orsa”, e Merak, di mag. 2,4 il cui nome significa “il lombo”. Sono dette Stelle Puntatrici, perché se si traccia una linea che da Merak passa per Dubhe, si raggiunge la stella polare, che indica il Nord, ma è poco appariscente, quindi le due stelle aiutano ad individuarla con maggiore facilità. L’ultima stella della coda è detta Benetnasch o Alkaid (“la prima”); la seconda, nota come Mizar, è una celebre stella multipla, già ad occhio nudo è possibile osservare una prima compagna Alcor (non legata fisicamente a Mizar, doppia visuale), il cui nome significa “la dimenticata” perché può essere individuata solo da chi ha vista buona. La prima stella della coda è Alioth “la larga coda”, appunto. Quanto alle due stelle anteriori del carro, la prima è detta Phekda cioè “la Coscia”, essendo situata all’inizio della coscia dell’Orsa, e la seconda è Megrez “radice della coda” perché si trova in alto, vicino alla coda.

Le stelle del Grande Carro. Foto: Rogerio Bernal Andreo. Fonte: APOD

La costellazione contiene anche molte galassie, di cui poche visibili con i piccoli telescopi, ma fra queste ve ne sono alcune di straordinaria bellezza. M81 è un bella galassia a spirale di magnitudine 8, con un piccolo telescopio non dà molte soddisfazioni, si nota solo una macchia luminosa che diventa più brillante verso il centro. M82 è la galassia vicina a M81, con un piccolo telescopio appare come una macchia allungata e di luminosità uniforme. M108 è un’altra galassia a spirale, con telescopi di buona apertura appare come una macchia luminosa di forma allungata, di cui è visibile il centro più luminoso, non concede particolari dettagli. M97 nota come Civetta è una delle più grandi nebulose planetarie del cielo, difficile da trovare con un piccolo telescopio per la sua bassa magnitudine, appare come una macchia debolmente luminosa. M101 infine, è un galassia a spirale vista di faccia, con un piccolo telescopio appare come una macchia diffusa.

La coppia di galassie M81 e M82. In alto a destra si nota anche la galassia ellittica NGC3077. Foto: A. Besani e M. Moggi

La galassia M51, al confine tra l’Orsa Maggiore ed i Cani da Caccia. Foto: A. Besani e M. Moggi

La galassia a spirale M101. Foto: A. Besani e M. Moggi