«La Grigna è la più alta montagna ch’abbi n’ questi paesi, ed è pelata.» (Leonardo da Vinci, Codice Atlantico – C.A. 214 verso)
Leonardo frequentava per le sue indagini naturalistiche il massiccio delle Grigne, che ancora oggi sono meta di geologi, paleontologi, botanici e … fotografi naturalisti!
Invito Marco M. a seguirmi in questa escursione sui sentieri delle “mie” Grigne: ma sarà l’incubo del vicino lockdown o la prospettiva di un ottimo pranzo al Rifugio Bogani a convincerlo? (io la risposta la conosco …)
Partiamo zaino in spalla dal Vo’ di Moncòdeno oltre l’Alpe Cainallo, nel Comune di Esino Lario: il sentiero prende quota pian piano attraversando boschi dai mille colori autunnali!
Al primo bivio saliamo a destra (sentiero n. 24) per la Bocchetta di Prada, dove spettacolare è il panorama sul “versante lago” e il vicino Monte Pilastro (1.823 m).
Il Bivacco 89a Brigata Poletti è situato a 1.620 metri di quota nei pressi della Bocchetta di Prada, lungo il sentiero per il Rifugio Bietti-Buzzi. Il bivacco e la cappella attigua, costruita nel 1961, sono dedicati alla memoria dei fratelli Poletti, due partigiani mandellesi appartenuti alla brigata “Cacciatori delle Grigne”. Giuseppe Poletti venne ucciso il 25 agosto 1944 in un disperato tentativo di fuga, dopo essere stato sorpreso dalle truppe nazifasciste; Giovanni Poletti, medaglia d’argento al Valor Militare, venne invece condotto al comando tedesco di Molina, interrogato, torturato e fucilato la sera stessa al cimitero di Mandello del Lario.
La Porta di Prada è uno splendido arco naturale di roccia che già si intravede dalla radura del bivacco. È ciò che resta di un sistema carsico modellato dal tempo e dagli agenti atmosferici. Alta oltre venti metri, ha una croce in ferro battuto nel centro ed è un punto panoramico mozzafiato sulla Valle di Era e Mandello del Lario.
Fossili e fenomeni carsici: appena dopo la Porta di Prada si incontra una roccia che ne è l’emblema. Il masso fa parte della Formazione di Esino (piattaforma carbonatica formatasi circa 250 milioni di anni fa) e l’ammonite ben visibile nell’affioramento è un esemplare della famiglia Arcestidae.
Le Evinosponge sono invece un’espressione di paleocarsismo: Antonio Stoppani, nel 1858, le descrisse come fossili di spugne! Tuttavia, già a partire dagli anni ’30 del XX secolo ci si accorse che esse avevano origine inorganica: si tratta infatti di piccole cavità riempite da strati concentrici di carbonato di calcio.
Abbandoniamo sulla nostra destra il sentiero che porta in falsopiano verso il Rifugio Bietti-Buzzi e risaliamo il ripido e franoso versante a sinistra che conduce alla Bocchetta di Piancaformia.
La Cresta di Piancaformia è una delle vie di accesso alla vetta. Il termine va inteso con il significato di “pietra forata” ed è la lunga cresta nord-ovest del Grignone. La Bocchetta di Piancaformia, posta a 1.803 metri di quota, è crocevia tra i rifugi Bietti-Buzzi e Bogani e da qui passiamo sul versante boscoso valsassinese. Il panorama si spinge fino alla sagoma inconfondibile del Monte Legnone (2.609 m).
In geomorfologia il termine dolina sta a indicare una conca chiusa, tipica dei pianori costituiti da rocce calcaree, formatasi in seguito alla dissoluzione del carbonato di calcio costituente le rocce; è una morfologia tipica di aree in cui si manifesta il carsismo superficiale e il Circo di Moncòdeno si presenta ai nostri occhi come uno spettacolare museo geomorfologico all’aperto.
Ed eccoci all’agognata sosta presso il Rifugio Arnaldo Bogani (1.816 m), immerso in una splendida lariceta dai colori infuocati!!
Si legge nel sito: “L’amore per il nostro territorio ci ha spinto in questi anni a interventi volti alla sua tutela; il rifugio, un esempio in campo ambientale, è indipendente dal punto di vista energetico, in quanto l’elettricità è fornita da pannelli fotovoltaici mentre riscaldamento e acqua calda sono ottenuti tramite la combustione del legname proveniente dai boschi di larice. Un ambiente rustico e familiare dove apprezzare il meglio delle tradizioni valsassinesi!”
Ecco, appunto, anche questa è cultura, “cultura gastronomica” … ma pur sempre di cultura si tratta! A pranzo infatti abbiamo il piacere di degustare le sublimi e famose “patole” preparate dalle sapienti mani di Mariangela con le “patate bianche di Esino” e un tagliere di formaggi d’alpeggio: siamo in Valsassina o no?
Esino Lario, “cultura gastronomica”
Immerso in boschi di faggio e larice, l’alpeggio di Moncòdeno si trova a quota 1.670 m e lo incontriamo sulla via del ritorno. Enrico munge le sue capre mattina e sera e col latte profumato di essenze alpine produce sopraffini formaggi d’alpe e gustosi caprini.
Traversando la Valle delle Lavine si ha una magnifica visione sui due pinnacoli rocciosi del Frate (1.503 m) e della Monaca (1.479 m), che si alzano da un costone boscoso che scende nella Valle dei Mulini. Per quanto belli esteticamente, sono del tutto ignorati dagli alpinisti a causa della pessima qualità della roccia. Sotto di loro si vede il solco profondo della Valle dei Mulini, mentre lo sfondo è dominato dalla bella piramide del Monte Legnone (2.609 m), al centro della fotografia contro il cielo.
Traccia dell’itinerario: Cainallo, Porta di Prada, Piancaformia, Rifugio Bogani
Testo e foto: Roberto Olgiati