Infatti, per la prima volta, abbiamo una immagine che mostra cosa succede alla materia e alla luce che si trovano nelle vicinanze di un buco nero. Chiariamo subito che la “foto” del buco nero non è una fotografia come la intendiamo comunemente, realizzata con una comune macchina fotografica o uno smartphone: è il risultato della elaborazione di una enorme quantità di dati raccolti da diversi radiotelescopi sincronizzati fra loro, che appunto hanno registrato non la radiazione elettromagnetica nel campo della luce visibile, bensì nelle lunghezze d’onda tipiche delle trasmissioni radio.
Il risultato di questa elaborazione, che ha richiesto una enorme potenza di calcolo, porta alla ricostruzione dell’immagine vera e propria che dimostra l’esistenza di un buco nero supermassiccio al centro della galassia M87, a 55 milioni di anni luce da noi sullo sfondo della costellazione della Vergine, ben conosciuta anche per altre manifestazioni della presenza di un buco nero come, ad esempio, il jet relativistico scoperto vent’anni fa dal telescopio spaziale Hubble.
Sappiamo come nasce un buco nero: l’evoluzione di una stella sufficientemente massiccia porta all’esplosione di una supernova il cui residuo nucleare si comprime fino a formare un buco nero, una struttura “insolita” la cui forza gravitazionale è tale per cui nemmeno la luce riesce a sfuggire. Oltre a questi buchi neri di taglia “stellare”, sappiamo che ne esistono anche di enormi, definiti supermassicci, che raggiungono masse enormi, anche di milioni di volte la massa del nostro Sole e si trovano al centro delle galassie, ne costituiscono il motore e ne determinano l’evoluzione.
Non sappiamo invece come sia fatto un buco nero, proprio per il fatto che non emette luce e quindi non abbiamo informazioni. Sappiamo però che intorno al buco nero esiste una zona, chiamata orizzonte degli eventi, dove la materia subisce l’influenza della enorme attrazione gravitazionale e studiando il suo comportamento possiamo dedurre qualcosa di più sul buco nero, ad esempio la sua massa.
Il risultato ottenuto dal team di ricercatori dell’EHT (Event Horizon Telescope) è di grandissima importanza, anche se l’immagine ottenuta può sembrare a prima vista un po’ deludente: una macchia scura circondata da un alone di luce. Ma contiene informazioni preziose sul funzionamento dei buchi neri, sul comportamento della luce e della materia in presenza di campi gravitazionali di grande intensità e sulla possibilità di confermare o meno le previsioni della teoria della relatività.
Per maggiori informazioni e dettagli consigliamo l’ottimo articolo pubblicato su IlPost mentre qui di seguito riportiamo un breve video sulla scoperta rilasciato dall’European Southern Observatory (ESO):