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Mar 25

La Primavera in tavola: la silene

La silene, Silene vulgaris (Moench) Garcke, è una delle erbe commestibili di primavera più apprezzate in cucina. I nomi dialettali con cui è conosciuta fanno riferimento al gioco che si faceva un tempo da bambini e che consisteva nel provocare un piccolo scoppiettio con i fiori sul dorso della mano (sciopit), oppure dallo stridore delle foglie sfregate, ma in altri casi anche alla forma del calice (bubbolini da bubbolo, sonaglio). La silene è una pianta erbacea perenne, a base lignificata e robusto apparato radicale. È di altezza variabile fino a 50 cm, ha colore glauco e fusti glabri. Le foglie sono lanceolate, opposte ai nodi, quasi sessili e, come molte caryophyllaceae, carnosette. I fiori sono bianco-rosati riuniti in infiorescenze pendule. Il calice presenta nervature violacee ed è rigonfio, permanente anche dopo l’appassimento intorno alla capsula che contiene i semi. In cucina si utilizzano i giovani germogli e i nuovi getti più teneri raccolti prima dell’antesi. Si tratta di un’erba tenera e dal sapore delicato e particolare, che viene utilizzata cotta dopo brevissimo passaggio al vapore o fresca in preparazioni che Silene vulgaris - risottoprevedono una successiva cottura. Indispensabile componente di frittate primaverili, uova strapazzate, polpette e ripieno di ravioli. Insuperabile nel risotto!

Alcuni suggerimenti per l’utilizzo della silene in cucina:

  • Il risotto si prepara in maniera tradizionale sfumando con un po’ di vino bianco all’inizio e unendo le erbe a cinque minuti dal termine della cottura. Alla fine, sostituire l’ultimo mestolo di brodo vegetale con mezzo bicchiere di latte.
  • Per la pasta utilizzare un formato corto che prenda bene il sugo (pennette, piccoli maccheroni o fusilli); scaldare un filo d’olio in un wok nel quale far appassire per un paio di minuti i germogli di silene, aggiungere la panna, le noci tritate e un pizzico di sale. Saltare la pasta scolata al dente e servire in tavola con un pizzico di pesteda grosina.

Alcune regole per il “raccoglitore di buone erbe selvatiche”:

  1. Prendi visione delle leggi regionali e verifica se sono prescritte limitazioni alla raccolta.
  2. Raccogli solo le erbe che conosci perfettamente.
  3. Non depredare l’ambiente: rispetta la natura raccogliendo solo le erbe che ti servono e lasciane sempre una parte sul posto per salvaguardare il completo ciclo biologico della specie.
  4. Frequenta luoghi lontani da fonti di inquinamento: evita il ciglio delle strade, i campi coltivati, i frutteti, le zone in prossimità di discariche e corsi d’acqua malsana.
  5. Il momento più indicato per la raccolta delle buone erbe è la metà mattina in giornate non umide né ventose e quando la rugiada è già evaporata.
  6. Le buone erbe raccolte vanno sempre lavate accuratamente e utilizzate al più presto per poter sfruttare al meglio le loro proprietà benefiche.

Testo e foto: Chiara Macchi e Roberto Olgiati